Karate
Il Karate (karate-dō, 空手道), è una disciplina marziale di origine giapponese nata nell’isola di Okinawa.
L’etimologia del termine Karate è discussa: tuttavia è noto che originariamente venisse scritto come “Mano Cinese“( 唐手, letteralmente “mano della dinastia Tang“) in Kanji: è stato poi cambiato in un omofono “mano vuota” (空手) nel 1935. La dinastia Tang finì nel 907 ma il Kanji che la rappresentava rimase in uso nella lingua giapponese come riferimento alla Cina in senso lato. Di qui la parola “karate” fu originariamente un modo di riferirsi alla “arte marziale dalla Cina“.
Nasce dall’unione tra i metodi di combattimento locali, chiamati te (手? lett. “mano”), e il quanfa cinese grazie alle commistioni socioeconomiche tra gli abitanti dell’isola ed i commercianti provenienti dalla Cina.
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Letteralmente il termine “karate-do” significa “via della mano vuota“, implicando l’assenza di armi nella sua pratica marziale: questo è vero solo in parte.
Quando Okinawa venne dichiarata prefettura del Giappone il Karate ed il Kobudo (termine cappello con il quale si indicavano le discipline marziali giapponesi dell’epoca) vennero ufficializzate come sistemi di combattimento ed i maestri proposero una disciplina che comprendeva anche l’utilizzo delle armi.
Le armi utilizzate erano il Bo (bastone lungo), i Tonfa (dei bastoni con maniglia), i Nunchaku, Eku, Sai, Kama, Nunti-bo, Kuruman-bo, Rokushaku-gama, Sansetsukon, Suruchin, Kuwa, Tunkuwa, Tinbei, Nunti, Tekko e Tecchu.
Esistono numerosi stili di Karate:
- Shotokan
- Wado ryu
- Zendokai
- Goju ryu
- Uechi ryu
- Kyokushinkai
- Daido Juku
- Isshin-ryū
- Sanshinkai
- Shidokan
- Nanbudo
- Shōrei ryū
- Fudokan
- Kansuiryu
- Koryu Uchinadi
Secondo Web Japan, sponsorizzato dal Ministero Giapponese degli Affari Esteri il karate può contare su 50 milioni di praticanti in tutto il mondo, mentre la World Karate Federation sostiene che ce ne possano essere addirittura 100 milioni.
Il Karate può essere praticato come un’arte (budō), per autodifesa o come sport da combattimento.
Kihon
Kihon significa “le basi” e costituisce la base per ogni altra cosa nello stile, dalla posizione di guardia, ai calci, pugni, parate. Ogni stile pone moltissima importanza allo studio del Kihon.
Kumite
Il kumite (組手) è una delle tre componenti fondamentali nello studio del karate, assieme a kata e kihon, e consiste nella simulazione di un combattimento con un altro praticante.
Il termine giapponese kumite viene tradotto con la parola combattimento, però tale termine è incompleto, cioè privo degli elementi compresi nel concetto di kumite. La parola Kumite si compone della parola kumi, ossia “mettere insieme”, e della sillaba te, che significa “mano”. Per kumite si intende quindi l'”unione di più mani“, ossia l’allenamento con un avversario. É assimilabile alla pratica dello sparring in altre discipline.
Kata
Kata (型:かた) significa letteralmente “forma” o “modello“. Il Kata è una sequenza formalizzata di movimenti di attacco e difesa, che sintetizza la struttura di un combattimento reale. La dimostrazione pratica delle tecniche del Kata, applicate in un combattimento reale viene detta Bunkai.
Per avanzare di grado il karateka deve dimostrare di essere in grado di eseguire correttamente uno specifico Kata per ogni livello: i criteri richiesti per l’esame di passaggio variano da scuola a scuola.
Nel Karate-Do Kyohan, Funakoshi cita riprendendo dal Sutra del Cuore, centrale nel Buddismo Shingon: “La forma è vuoto, il vuoto è la forma stessa” (shiki zokuze kū kū zokuze shiki). Funakoshi interpreta il “kara” del Karate-dō come il “purificarsi dai pensieri egoistici e malvagi… poiché solo con una mente e una coscienza chiare il praticante può comprendere la conoscenza che riceve“. Funakoshi sosteneva che si dovesse essere “interiormente umili ed esteriormente gentili“. Solo comportandosi umilmente si può essere aperti ai molti insegnamenti offerti dal Karate e questo avviene solo ascoltando ed essendo ricettivi alle critiche. Funakoshi considerava fondamentale la cortesia: “il karate viene applicato correttamente solo in quelle rare situazioni in cui uno deve davvero abbattere un altro o essere abbattuto da lui“. Funakoshi sosteneva che l’utilizzo del Karate in un vero confronto fisico non dovesse avvenire più di una volta nella vita. Era un fermo oppositore delle risse, anche perché era ben consapevole che un colpo di un vero esperto poteva portare alla morte dell’avversario e reputava disonorevole l’abuso di tale potere.
Dōjō Kun
Nel bushidō il dōjō kun costituisce una serie di regole guida che il karateka deve seguire. Queste linee guida si applicano sia nel dōjō (il luogo dove ci si allena) sia nella vita di tutti i giorni.
Il condizionamento
Il karate di Okinawa include un tipo di allenamento chiamato hojo undo che prevede il condizionamento dell’atleta sotto il profilo muscolare, osseo e psicologico per aumentare la resistenza al dolore, alla stanchezza, allo stress e migliorare potenza, agilità, flessibilità e resistenza aerobica ed anaerobica. Tra gli attrezzi utilizzati si ricordano il makiwara, un colpitore ed il nigiri game, un vaso utilizzato per migliorare la presa delle mani.