Perché Francis Ngannou ha lasciato la UFC: tutti i retroscena
C’è un sacco di hype riguardo alla nuova situazione di Francis Ngannou, che di recente ha rescisso il contratto con UFC in seguito a disaccordi con la nota promotion di MMA.
Ngannou non voleva un contratto standard UFC: “In quel tipo di contratto non sono libero” ha detto. “Non sono un contractor indipendente. Non ho diritti. Lascio tutto il potere nelle vostre mani. Ho visto in passato come avete usato questo potere contro di me e non mi sta più bene“.
In una intervista a The MMA Hour Ngannou ha approfondito l’argomento parlando della sua dipartita dalla UFC e delle sue risposte alle affermazioni di Dana White al riguardo, nonché i suoi piani per il futuro.
Ngannou è sicuro di aver fatto la cosa giusta, anche se non esclude un possibile ritorno nella promotion, anche se lo farebbe solamente alle sue condizioni.
Ngannou chiedeva la possibilità di ottenere sponsor esterni, avere una assicurazione sanitaria ed un avvocato al tavolo dei negoziati al momento della stipula del contratto.
“So di aver fatto tutto bene” ha detto, “non ho rimorsi. Non farei niente di diverso, se potessi tornare indietro“.
Quando gli è stato chiesto di difendere la sua cintura di campione dei pesi massimi Ngannou ha richiesto un contratto che non si estendesse oltre tre match per dargli modo di ampliare le sue esperienze nel mondo del pugilato, ma la promotion ha rifiutato.
“Non volevano avere niente a che fare con il pugilato” ha detto Ngannou.
La discussione con la promotion ha avuto luogo al telefono assieme al direttore generale (COO, Chief Operating Officer) UFC Hunter Campbell ed il matchmaker Mick Maynard, anche se Ngannou ha avuto la sensazione che Dana White fosse nella stanza assieme a loro.
Ngannou ha detto che sarebbe stato pronto ad un compromesso sulle varie richieste e che non si aspettava che la UFC fosse d’accordo riguardo l’assicurazione sulla salute, men che meno per tutti i fighter del roster come da sua prima richiesta.
“Volevo solo che considerassero le mie opinioni ma loro hanno detto di non conoscere nessuna promotion che facesse business in quella maniera e che non lo volevano fare” ha detto Ngannou. “A questo punto della mia carriera l’assicurazione sulla salute non è più un problema per me, ma pensa ai ragazzi che iniziano ora: non possono davvero permettersi una assicurazione. È una cosa che è successa anche a me e che mi porto nel cuore“.
Ad un certo punto Campbell ha bruscamente interrotto i negoziati: “Le cose stanno così, prendere o lasciare“. La cifra offerta era esorbitante: 8 milioni di dollari.
Ma Ngannou non ha accettato: “Mi sono sentito preso a schiaffi in faccia con una mazzetta di denaro, come se mi dicessero ‘Prendi questi soldi e taci’. Non mi andava bene. Era una questione di principio. Ho chiuso il telefono“.
Da quel momento, soprattutto quando è apparso il poster che promuoveva Jones vs Ciryl Gane ad UFC 285, il suo telefono ha cominciato a suonare, assalito dai giornalisti, che chiedevano conferma dei rumor che venivano dalla promotion, compreso un ipotetico problema di peso o la reale volontà di combattere da parte del camerunense.
“Non me ne frega niente, ho smesso di leggere certe stronzate. Sono sempre attorno alle 275 libbre (124 kg)“.
Il suo coach Eric Nicksick racconta un aneddoto avvenuto subito dopo il match contro Ciryl Gane: “Ci siamo incontrati con Dana ed Hunter dopo il match, siamo andati a cena insieme. Sentivo che le cose stavano andando nella giusta direzione. Siamo saliti in auto, Francis mi ha guardato e mi ha detto: ‘Se accetto questo contratto senza nessun cambiamento dopo tutto quello che ho detto, è solo svendersi per l’ennesima volta. Mi rifiuto di farlo. Sono felice, ho più soldi di quelli che abbia mai potuto immaginare, sono in una posizione invidiabile dalla quale posso fare la differenza’. Sono andato a casa pensando ‘Wow, questo ragazzo è disposto a battersi per ciò in cui crede. Devo essere al suo fianco mentre lo fa’“.
Ngannou dice di non prendere sul personale gli attacchi da parte del suo ex promoter e di considerarli solo la naturale conseguenza di un rapporto che nel tempo si è andato deteriorando mentre si rinegoziavano i match uno alla volta.
“Dana è Dana” dice Ngannou. “Non mi interessa cosa dica, Dana non può nuocermi in nessuna maniera. Ho vissuto e conosciuto un sacco di cose peggiori di questa e sono ancora qui. So di avere un futuro brillante di fronte a me“.
“È arrabbiato, è ovvio. Ha visto il suo campione andarsene ed è una cosa che probabilmente non è mai accaduta“.
Ngannou dice anche che durante la telefonata è stato minacciato delle possibili conseguenze se avesse lasciato UFC e che gli è stato citato il caso di Randy Couture come ammonimento: Randy Couture nel 2007 ha dichiarato di essersi ritirato e che avrebbe voluto essere libero da ogni contratto per riuscire a combattere contro Fedor Emelianenko. In seguito Couture avrebbe speso mezzo milione di dollari in tribunale contro la UFC, per poi essere obbligato a tornare e combattere contro Lesnar per il titolo vacante.
Mentre la UFC dice di aver rilasciato da ora Ngannou dai suoi obblighi contrattuali Ngannou sostiene di essere libero dal 9 o 13 dicembre e di non averlo voluto comunicare pubblicamente solo per rispetto delle contrattazioni. “Nessuno mi deve rilasciare da nulla. Sono già libero da allora“.
Anche Conor McGregor, che ha seguito dall’esterno la vicenda, appoggia la scelta di Ngannou: “La corretta rappresentanza dell’atleta è imperativa” ha detto l’ex campione UFC. Ripostando le citazioni di Ngannou nelle sue storie Instagram ha anche consigliato Ngannou di affidarsi a Paradigm Sport, studio legale e di management che rappresenta top fighter come Israel Adesanya e Manny Pacquiao oltre allo stesso Notorius.
Ora le strade di Ngannou sono aperte e su di lui sono puntati numerosi occhi: dalla Bare Knuckle Fighting Championship, alla PFL, al mondo del pugilato, in tanti potrebbero essere interessati ad un supermatch con il campione ora libero da vincoli contrattuali.
Il promoter Eddie Hearn ha detto di essere intrigato da un possibile match tra Anthony Joshua e Francis Ngannou: si parla anche di un possibile match contro Tyson Fury (che lo chiama dal ring già dall’anno scorso) mentre dal mondo delle MMA arrivano dubbi sulle sue capacità pugilistiche: “Come fighter di MMA è un campione fuori dal comune, ma nel pugilato professionale è solo un pugile mediocre” ha detto Anthony Smith: “Non ha né il footwork né i movimenti di un pugile. Potrà anche fare un grande match grazie al suo nome ma probabilmente solo uno. E non penso che riuscirà a fare più soldi e successo neanche nelle MMA fuori dal circuito UFC, che è il più importante del pianeta“.
Ngannou non si cura dei veleni e delle opinioni altrui e prosegue dritto per la sua strada:
“Voglio solo più rispetto. È molto importante per me. Voglio la mia libertà. Voglio sentirmi un uomo libero, controllare il mio destino. Non voglio che nessuno decida per me. Penso di essere adulto abbastanza da decidere per me stesso e finora non credo di aver fatto un cattivo lavoro“.
E la sua storia personale, dalle cave di sabbia in Africa, attraverso la povertà estrema, i tentativi di approdo come clandestino in Europa, la vita da senzatetto per le strade, l’ingresso in una palestra e da lì la scalata al successo planetario, sono lì a ricordarci che non abbiamo a che fare con una persona normale ma con un campione nell’animo, prima ancora che in gabbia o su un ring, che non ha paura di niente e di nessuno ed è capace di gesta che per altri sono semplicemente impensabili.
Questa pagina può contenere link in affiliazione con Amazon: Kombatnet riceve una commissione su ogni acquisto idoneo generato.
Partecipa!
Commenti