La storia di Miguel Santos Perez, il piccolo karateka che rifiuta di arrendersi
Certe immagini valgono più di mille parole: una di queste è la fotografia che ritrae il piccolo Miguel Santos Perez, all’epoca di sette anni, sul tatami con karategi e cintura rossa, in attesa di iniziare la sua gara di Kata nello stile Goshin Kai, una delle tante declinazioni del Karate, in Brasile. Sarebbe una immagine come tante altre se non fosse che il piccolo porta con sé una bombola di ossigeno ed ha addosso gli occhialini nasali.
La descrizione a corredo della foto in tutti i suoi repost recita una frase tanto semplice quanto d’impatto:
“When you absolutely refuse to give up“, “Quando rifiuti assolutamente di arrenderti“.
Il post, nato presumibilmente 5 anni fa su Reddit da una foto scattata qualche tempo prima, è diventato subito virale per la potenza evocativa del suo messaggio ed è stato ripostato in ogni angolo della rete, dai siti di arti marziali e sport da combattimento alle community online, ai network motivazionali fino ai grandi social generalisti come Facebook, Instagram e Twitter (ora X).
Addirittura il grande campione di Formula 1 Lewis Hamilton ha pubblicato sui suoi canali social la foto di Miguel, adducendola come motivazione di una sua vittoria in Brasile. Quando gli hanno mostrato il post, Miguel è stato felicissimo: “Gli piacciono molto le macchine, guarda la Formula 1, gli piace la velocità e l’avventura” ha detto la madre.
Miguel viene da Santos, una città del Brasile di poco più di 430.000 abitanti, dove vive con mamma Samara Samis e papà Junior Martins nella zona rurale di Caruara.
Miguel soffre di una malattia polmonare grave ed incurabile, la MMI (Malattia da Membrane Ialine Polmonari): i suoi polmoni mancano di una sostanza che li ricopre, indispensabile per poter respirare correttamente. Per questo deve portarsi sempre dietro la bombola dell’ossigeno e la mascherina; per varie altre complicanze della sua difficile condizione deve anche portare per qualche ora un catetere. Può togliersi i tubi per circa 30 minuti al giorno: anche con essi tuttavia Miguel ha imparato a vivere nella quotidianità, riuscendo a trovare anche modo di praticare Karate.
Miguel si allena sotto la guida del M°Altair Peique, cintura nera secondo dan di Karate Goshin Kai ed insegnante di storia. Nonostante le perplessità della madre, Peique ha iscritto il piccolo Miguel alla sua prima competizione dopo soli sei mesi di allenamento: secondo lui incarna le doti del vero campione, anche se le sue velleità non sono tanto sportive quanto la capacità di vivere una vita normale nonostante le difficoltà.
Un arbitro ebbe addirittura il coraggio di protestare per la presenza della bombola sul tatami: sua madre gli rispose che stava lottando con la propria vita, non stava semplicemente gareggiando. L’arbitro si zittì immediatamente.
Miguel non vinse quella volta ma forte dell’incoraggiamento di tutti coloro che gli stavano intorno e gli volevano bene non si arrese e dopo soli sei mesi ottenne la sua prima medaglia alla IV Coppa Andre Ferreira di Cubatao, salendo sul podio assieme ad un suo amico: per la madre si trattò di una rinascita.
Miguel è un campione di calma: a differenza dei suoi compagni di allenamento non può correre con loro nel dojo e non può effettuare ovviamente combattimenti (“kumite“): tuttavia la pratica marziale per lui è diventata uno strumento per affrontare le avversità che la vita gli ha posto davanti e la sua determinazione, grazie all’amplificatore della rete, è diventata di ispirazione per i fighter di tutto il mondo.
La vicenda di Miguel è diventata nota grazie a Diego Moraes, ex maestro di Karate e reporter per Rede Globo, che ha scattato la famosa fotografia rimbalzata in ogni angolo del web. Da lì è partita anche una raccolta fondi che ha permesso alla famiglia di Miguel di acquistare un nuovo apparecchio della Philips, molto più performante.
Miguel ha partecipato a tornei di rilevanza via via maggiore come il “Trofeo dei campioni” di San Paolo, con oltre 600 iscritti, dove non ha vinto ma è stato insignito di una medaglia d’oro speciale. Solo la pandemia è riuscito a trattenerlo dal salire sul tatami.
Di recente il sensei Flavio Vincente ha regalato a Miguel un nuovo apparecchio respiratorio portatile che gli permette di muoversi con molta più libertà, andare in bicicletta e praticare karate senza doversi portare dietro la pesante bombola di ossigeno.
Un articolo su di lui è stato pubblicato sulla rivista brasiliana Master, una delle più importanti riviste di arti marziali del paese: un grande incoraggiamento per le persone con disabilità ed un insegnamento per chiunque si trovi a lottare con i problemi che la vita gli pone davanti.
Nota: alcune informazioni presenti in questo articolo sono tratte dall’ottimo articolo “Miguel e le sue quattro vite” scritto da Caterina Marmo, giornalista per Karate Do Magazine.
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