Muhammad Ali
Cassius Marcellus Clay Jr., noto al mondo come Muhammad Ali, è stato uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. Nato a Louisville il 17 gennaio 1941 e morto a Scottsdale il 3 giugno 2016, ha riscosso fama e successo dentro e fuori dal ring, grazie alle sue incredibili capacità tecniche ed il suo forte carisma che l’hanno portato a diventare una delle personalità più in vista ed importanti del suo secolo. Il suo soprannome, “The Greatest“, sintetizza perfettamente ciò che fu in vita: nel 1999 verrà dichiarato “Sportsman of the Century” dalla rivista Sports Illustrated e “Sports Personality of the Century” dalla BBC.
Cassius Marcellus Clay Jr. è nato il 17 gennaio 1942 a Louisville, Kentucky, primo di due fratelli (suo fratello Rudolph Valentino Clay, conosciuto come Rahman Ali, anche lui pugile professionista nei pesi massimi). Il suo nome deriva dal padre, Cassius Marcellus Clay Sr., a sua volta chiamato così in onore del Repubblicano Cassius Marcellus Clay, sostenitore dell’abolizione della schiavitù. Suo padre era un pittore di cartelli pubblicitari e la madre era casalinga.
Cassius Jr. ha frequentato la Central High School di Louisville. Era dislessico ed avrà difficoltà nella lettura e nella scrittura sia a scuola che per gran parte della sua vita. Ali ha vissuto in prima persona la segregazione razziale. Sua madre ha ricordato un’occasione in cui gli è stato negato un bicchiere d’acqua in un negozio: “Non gliene hanno dato uno a causa del suo colore. Questo lo ha colpito duramente”. Fu anche fortemente colpito dall’omicidio di Emmett Till nel 1955, che ha portato il giovane Clay e un amico a sfogare la loro frustrazione vandalizzando uno scalo ferroviario locale. Sua figlia Hana in seguito scrisse che Ali una volta le disse: “Niente mi avrebbe mai scosso (di più) della storia di Emmett Till”.
Ali è stato introdotto per la prima volta al pugilato dall’ufficiale di polizia di Louisville e allenatore di boxe Joe E. Martin, che ha incontrato il dodicenne in occasione del furto della sua bicicletta. Ali era infuriato e ha detto all’ufficiale che avrebbe “frustato” il ladro. L’ufficiale disse a Clay che avrebbe fatto meglio a imparare prima a boxare. Inizialmente, Clay non accettò l’offerta di Martin, ma dopo aver visto pugili dilettanti in un programma televisivo di boxe chiamato Tomorrow’s Champions, Clay divenne interessato alla prospettiva di combattere. Ha quindi iniziato a lavorare con l’allenatore Fred Stoner, a cui ha in seguito attribuito il merito di avergli dato il “vero allenamento”, modellando infine “il mio stile, la mia resistenza e il mio sistema”. Durante gli ultimi quattro anni della sua carriera amatoriale Clay è stato allenato dal cutman Chuck Bodak.
Ali comincerà ad allenarsi come pugile amatoriale a 12 anni. A 18 anni vincerà la medaglia d’oro nei pesi massimi leggeri alle Olimpiadi Estive del 1960 e passerà al pugilato professionistico proprio quell’anno. Si convertirà all’Islam nel 1961. Strapperà la cintura dei pesi massimi contro Sonny Liston in un match che passerà alla storia il 25 febbraio 1964, all’età di 22 anni. Quello stesso anno riuncerà al suo nome anagrafico considerandolo “un nome da schiavo” e diventerà noto con il nome di Muhammad Ali. Nel 1966 Ali rifiuterà di arruolarsi come militare a causa dei suoi principi religiosi ed alla sua contrarietà verso la Guerra del Vietnam. Verrà quindi reputato colpevole di renitenza alla leva e privato dei suoi titoli pugilistici. Riuscirà a non andare in prigione appellandosi alla decisione della Corte Suprema, che annullerà la sentenza nel 1971. Tuttavia non riuscirà a combattere per questo per circa quattro anni, perdendo un prezioso periodo come atleta professionista.
L’11 agosto 1970, con il suo caso ancora in appello in tribunale, Ali ottenne una licenza di boxe dalla City of Atlanta Athletic Commission. Leroy Johnson, Jesse Hill Jr. e Harry Pett avevano usato la loro influenza politica locale e creato la società House of Sports per organizzare il match, sottolineando il potere influente della politica nera della Georgia nel ritorno di Ali. Il primo incontro di ritorno di Ali è stato contro Jerry Quarry il 26 ottobre, che si concluse in una vittoria al terzo round per un taglio di Quarry.
Un mese prima, una vittoria presso un tribunale federale ha costretto la Commissione di pugilato dello Stato di New York a ripristinare la licenza di Ali, che combatterà contro Oscar Bonavena al Madison Square Garden a dicembre: si tratterà di una performance poco interessante conclusasi con un drammatico KO tecnico di Bonavena al quindicesimo round. La vittoria renderà Ali uno dei principali sfidanti al titolo dei pesi massimi contro Joe Frazier.
Le azioni di Ali come obiettore di coscienza lo fecero diventare una icona per la controcultura degli anni ’60. Ali fu anche una figura di alto profilo che difese l’orgoglio razziale degli afroamericani e supportò il movimento per i diritti civili lungo tutta la sua carriera. Come mussulmano Ali fu inizialmente affiliato alla Nation of Islam di Elijah Muhammad, salvo poi ripudiarla ed aderire al movimento islamico Sunnita per supportare l’integrazione razziale come il suo mentore Malcolm X.
Ali combatterà numerosi match pugilistici che entreranno nella storia, come i famosi incontri con Sonny Liston, Joe Frazier (Fight of the Century, Thrilla in Manila) e lo storico Rumble in the Jungle contro George Foreman. Ali si è sempre messo in mostra parlando in prima persona in un periodo dove molti pugili lasciavano parlare i loro manager e diventerà noto per le sue provocazioni, il suo trash-talking ed anche delle rime free-style in uno stile quasi hip hop dove si prendeva gioco degli avversari, talvolta predicendo il round nel quale avrebbe messo KO l’altro combattente.
Nel 1969 Muhammad Ali partecipò alla realizzazione di un film dove si raccontava un match mai avvenuto tra Rocky Marciano ed Ali stesso. Il film venne trasmesso nel 1970. All’epoca i fan discutevano spesso di chi potesse vincere tra i due se entrambi si fossero incontrati al top della loro carriera. Ali e Marciano acconsentirono ad essere filmati a fare sparring per ben 75 riprese da un munito dove vennero ripresi in varie combinazioni di colpi: il materiale venne poi lasciato elaborare da un computer che lo elaborò e decretò come possibile vincitore Rocky Marciano. Il film fu l’ennesimo di una lunga serie di docufiction inventati dal produttore radiofonico Murray Woroner, che voleva determinare chi fosse il più grande peso massimo di tutti i tempi. Woroner inviò a 250 esperti di boxe un questionario per determinare chi avrebbe potuto partecipare a questa “computer championship”.
Ali, che venne ovviamente inserito nel torneo virtuale, risultò perdente contro Jim Jeffries, che era stato in precedenza pubblicamente chiamato da Ali “goffo e lento”. La sconfitta virtuale portò Ali ad intentare una causa per diffamazione per 1 milione di dollari, ma Woroner rilanciò una offerta che Ali accettò: avrebbe dovuto partecipare ad un match virtuale contro Marciano, per un compenso di 10.000 dollari e parte dei compensi. Il film incassò oltre 2.5 milioni di dollari negli oltre 1000 teatri nei quali venne trasmesso, solo negli USA: nel resto del mondo incasserà circa 5 milioni di dollari (quasi 33 milioni di dollari attuali). Tre settimane dopo la fine delle riprese Rocky Marciano morirà in un incidente aereo, alla vigilia del suo quaranteseiesimo compleanno. Ali tenterà nuovamente una causa contro Woroner, sostenendo che fosse diffamatorio e non accurato: ritirerà tuttavia la causa poco dopo. Il film sarà di ispirazione per il film del 2006 “Rocky Balboa” (da non confondere con l’originale “Rocky” del 1976).
Il primo match contro Joe Frazier
Il match del lunedì sera sarà all’altezza del costo del biglietto. Come un’anteprima dei loro seguenti due incontri, un Frazier chiuso e mobile nelle schivate ha costantemente messo sotto pressione Ali, venendo colpito regolarmente da colpi e combinazioni dell’avversario, ma contrattaccando e andando a segno ripetutamente, specialmente al corpo. Inizialmente i due si equivalsero, ma Ali stava subendo la punizione più dura della sua carriera. In diverse occasioni nei primi round dopo essere stato colpito ha scosso la testa come per dire “no, non mi ha fatto niente” dopo essere stato colpito; nei round successivi, in quella che è stata la prima apparizione della tecnica “dope-a-rope“, Ali si è appoggiato alle corde assorbendo i colpi di Frazier, sperando di stancarlo e schivando i suoi colpi al viso. Nell’undicesimo round, Frazier è andato a segno con un gancio sinistro che ha fatto oscillare Ali, ma poiché sembrava che stesse barcollando per finta all’indietro sul ring, Frazier ha esitato a sfruttare il suo vantaggio temendo un suo contrattacco.
Tuttavia nel round finale, Frazier non si lascerà intimorire ed atterrerà Ali con un terribile gancio sinistro, che secondo il racconto dell’arbitro Arthur Mercante era “il colpo più forte che potesse colpire un essere umano“. Ali riuscirà a mettersi in piedi in soli tre secondi, ma perderà il match per decisione unanime. Sarà la sua prima sconfitta da pugile professionista.
Al di fuori della boxe Ali fece successo come “spoken word artist”, recitando poesie e rilasciando due album da studio: “I Am the Greatest!” nel 1963 e “The Adventures of Ali and His Gang vs. Mr. Tooth Decay” nel 1976. Entrambi gli album riceveranno nomination ai Grammy Award. Si affermerà anche come attore e scrittore, pubblicando due autobiografie.
Ali si ritirerà dal pugilato nel 1981 e si concentrerà sulla religione, la filantropia e l’impegno civico. Nel 1984 renderà pubblica la sua condizione fisica rivelando al mondo di avere la sindrome di Parkinson, che qualcuno attribuirà ai colpi ricevuti durante i combattimenti anche se i medici specialisti ancora dibattono la questione. Rimarrà comunque una figura pubblica molto attiva ma nei suoi ultimi anni farà meno apparizioni in pubblico man mano che le sue condizioni andranno peggiorando.
Ali morirà il 3 giugno 2016.
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