Dambe
Il Dambe è un’arte marziale praticata dall’etnia Hausa, principalmente stanziata in Nigeria. La parola “Dambe” significa “pugilato” in lingua Hausa. I combattenti puntano al KO, solitamente in tre round: la componente di wrestling chiamata Kokawa sta scomparendo in favore di match essenzialmente pugilistici con una certa percentuale di clinch. Spesso i combattimenti sono molto violenti e portano a diverse ferite e contusioni. I fighter che praticano il Dambe sono spesso chiamati con la parola Hausa “daæmaænga“. In altre lingue, come il Bole, viene chiamata Dembe.
Alcuni studiosi come Edward Powe nel testo “Black Martial Arts Volume I: Combat Games of Northern Nigeria” (Dan Aiki Publications, 1994) sostengono che il Dambe sia correlato alla boxe egizia. Nell’antichità gli Hausa sono probabilmente vissuti più ad est del Sudan rispetto ad oggi e questo potrebbe averli fatto venire a contatto con la pratica pugilistica egiziana.
In origine i tornei di Dambe erano tenuti localmente tra le caste di macellai e pescatori, per poi mutare in tornei itineranti quando la popolazione si è evoluta includendo l’agricoltura: i tornei infatti si tenevano in occasione delle varie feste del raccolto includendo campioni locali sfidati da combattenti provenienti da altre zone.
Inizialmente il Dambe è stata praticata come metodo di preparazione alla guerra e molte delle tecniche vennero nominate riferimenti a terminologie militari. Oggi le squadre di combattenti viaggiano e combattono all’aperto accompagnati da cerimonie e tamburi attraverso tutta la Nigeria, il sud del Niger ed il sudest del Ciad.
Molti giovani iniziano a praticare il Dambe all’età di dieci anni o meno: è un modo per guadagnare fama, rispetto e relativa ricchezza in contesti sociali molto difficili.
Il Dambe ha ricevuto grande attenzione dal Ministero Federale dello Sviluppo per la Gioventù e lo Sport in Nigeria ed il suo ministro, Sunday Dare, ha promesso a dicembre 2019 di creare una lega nazionale che cooperi con la Dambe Sport Association per formare una federazione che organizzi tornei e competizioni dentro e fuori la Nigeria. Il progetto era già in fase di sviluppo quando l’epidemia di COVID-19 ha colpito la nazione nella prima parte del 2020.
Anche se non ci sono classi di peso formalmente definite normalmente i match di Dambe sono tenuti tra combattenti più o meno dello stesso peso.
I match durano tre round. Non c’è limite di tempo ad ognuno dei round: finiscono semplicemente quando non c’è più azione, quando uno dei due contendenti, quando un arbitro richiama uno stop o quando una mano, un ginocchio o il corpo di un fighter tocca terra. Il KO viene chiamato “uccidere” l’avversario.
Il colpo principale è il diretto, chiamato anche “lancia“. La mano dell’arto principale viene avvolta in un pezzo di stoffa ricoperto da cordini fino all’avambraccio con tanti nodi molto stretti: si narra che, come in una leggenda tipica della Muay Thai poi confutata, alcuni pugili avrebbero imbevuto le mani nella resina mista a pezzi di vetro rotto e che questa pratica sia diventata illegale negli anni.
L’altra mano, quella dell’arto debole, viene chiamata “lo scudo” ed è tenuta con il palmo rivolto verso l’opponente per meglio essere capaci di afferrare o deviare i suoi colpi.
La gamba avanzata è spesso avvolta in una catena, che viene utilizzata sia per parare che per colpire. La gamba non avvolta da una catena viene comunque usata per colpire con calci.
Nel Dambe è consentita la lotta, spesso praticata in forma di clinch, mezzo ampiamente utilizzato per atterrare l’avversario ed “ucciderlo” simbolicamente (ossia, nel gergo, vincere il match).
Oggi i partecipanti ai tornei di Dambe si allenano in palestre (spesso di fortuna) e, pur non combattendo più divisi in caste, preservano l’aspetto comunitario della propria palestra.
Gli eventi si tengono all’interno di festival, proprio come all’epoca durante i festeggiamenti per il raccolto, e sono correlati da elaborate presentazioni pre-match, musica ed installazioni. Le musiche ed i canti sono diverse per ogni partecipante e vengono suonate all’ingresso dei fighter nello spazio di combattimento come durante il match, spesso con strumenti tradizionali a percussione (tamburi tribali) e strumenti tipici. I partecipanti ricevono compensi derivanti da borse messe in premio dall’organizzazione e parte delle quote delle scommesse che avvengono durante l’evento.
Nei villaggi i match si svolgono in arene chiamate “campo di battaglia“, dove gli spettatori delimitano l’area di combattimento. Nei contesti urbani i match si tengono su ring temporanei, spesso delimitati da sacchi ripieni usati per imballare le carni, a memoria dell’antica casta dei macellai; a differenza dei match nei contesti rurali i partecipanti nelle città utilizzano pantaloncini sportivi al posto dei classici perizomi.
Durante i match tradizionali vengono utilizzati, come in altre discipline marziali (vedi la Muay Thai) degli amuleti come forma di protezione soprannaturale, avvolti tra le corde. Nei match in contesti urbani questa pratica è proibita per questioni di sicurezza. Alcune squadre praticano un consumo rituale di Marijuana o Canapa prima degli incontri.
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