“TU BATTERAI IL CANCRO, IO BATTERÒ GEORGE FOREMAN”: la storia di Muhammad Ali ed il piccolo Jimmy
Gene Kilroy ha un sacco di storie da raccontare sul suo grande amico Muhammad Ali. Qualche storia riguarda la sua irriverenza e la sua propensione a non rispettare lo status quo (specialmente quando si trattava del colore della pelle), altre riguardano il suo grande genio e la sua intelligenza dentro e fuori dal ring. Altre ancora ci raccontano la sua grandezza, non solo come pugile, ma anche umana, lontano dai guantoni e dai riflettori.
Kilroy, di origini irlandesi, è stato il manager finanziario di Ali per decenni ed un suo grande amico fino alla morte del campione nel 2016.
In una intervista con Shane Hannon di Off The Ball ha parlato della sua amicizia con Ali dalla sua casa in Las Vegas, Nevada e di varie storie, alcune delle quali veramente toccanti, come quella del piccolo Jimmy.
Jimmy era un bambino malato terminale di cancro che adorava Ali.
“Il ragazzino è arrivato al training camp, era una calda giornata estiva e portava un cappello. Ali si stava allenando ed il padre è venuto da me a dirmi ‘Mio figlio vorrebbe incontrare Ali… ha il cancro, è parecchio grave’. Ho detto ‘Okay’ e l’ho portato ad incontrare Ali, che si è messo a sedere con il ragazzino”.
“Ali gli ha chiesto ‘Come mai porti il cappello?’ ed il ragazzino gli ha risposto ‘Ho la leucemia. Faccio la chemioterapia. Lo devo portare, ho perso tutti i capelli. Sono venuto qui per dirti quanto mi rendi felice’. Ali ha abbracciato il ragazzino e gli ha sussurrato all’orecchio: ‘Non ti preoccupare, batterai il cancro ed io batterò George Foreman’. Il ragazzino ha detto ‘spero tu abbia ragione… spero tu abbia ragione'”.
“In quella occasione ho scattato una foto, che Ali ha autografato ed io ho inviato al padre. Due settimane dopo purtroppo mi ha chiamato dicendo ‘Mio figlio è allo University of Pennsylvania Hospital, non ce la farà. Volevo solo ringraziarvi per ogni cosa’. Quando l’ha saputo Ali ha detto ‘Andiamo all’ospedale’, siamo saliti in auto e si è messo a guidare come un pazzo per la strada. Abbiamo guidato da Deer Lake all’ospedale, una corsa di due ore. Durante il viaggio mi ha detto ‘Non sai mai quanto sei fortunato quando i tuoi figli sono sani, bisogna ringraziare Dio. Il ragazzino sta cercando di farcela… spero che ce la faccia'”.
“Quando siamo arrivati all’ospedale avevo il numero della stanza: tutti ci hanno assalito per parlare con Ali ma li abbiamo ignorati e siamo volati in ascensore fino alla stanza del ragazzino. Jimmy era lì, bianco come un lenzuolo, con gli occhi blu. Appena ci ha visti ha esclamato ‘Sapevo che saresti venuto Ali, lo sapevo!’. Muhammad ha risposto ‘Ricorda cosa ti ho detto: tu batterai il cancro ed io batterò George Foreman!’. Jimmy lo ha guardato e gli ha dato per scherzo un pugno da KO in viso, poi ha replicato: ‘No, champ, io incontrerò Dio e gli dirò che sei mio amico’. La stanza si è gelata. È stato così toccante, avevo le lacrime agli occhi, tutti avevamo le lacrime agli occhi. Anche Ali piangeva”.
“Non abbiamo parlato molto in macchina al ritorno. Immagina: vai da Dio e gli dici che sei un amico di Muhammad Ali. Pensa che grande complimento ha ricevuto quel giorno”.
“Una settimana dopo, ho avuto una chiamata dal padre: il ragazzino era morto. L’ho riferito ad Ali, dicendogli che sarei andato al funerale. Ali ha detto ‘no, sarei troppo triste’ . Così sono andato al posto suo. Quando sono arrivato lì, nella bara avevano messo quella foto: ‘Tu batterai il cancro, io batterò George Foreman’. Questo era Ali“.
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